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TRIBUTO a TAMARA DE LEMPICKA
12 gennaio 2021

Tamara de Lempicka - Nascita: 16 maggio 1898, (Varsavia (Polonia)

Decesso: 18 marzo 1980, Cuernavaca, Messico

PeriodoArt déco

StileArt déco

FigliKizette Łempicki

ConiugeBaron Kuffner (s. 1934–1961), Tadeusz Łempicki (s. 1916–1931)

Silhouette decisamente parigina. Due occhi chiari, penetranti, capelli biondi e naso greco leggermente ricurvo, labbra color carminio e unghie color ocra rossa. Altezza considerevole per una donna. Vestiti da favola, pellicce costosissime, la sua sola presenza suscita curiosità”.

Questa la descrizione in un’intervista del 1932 pubblicata dal giornale polacco Swiat dell’audace ritrattista che scandalizzò gli anni Venti e Trenta, Tamara Rosalia Gurwik-Górska (1898-1980) meglio nota con lo pseudonimo Tamara de Lempicka e il cui successo si riverbera sino ai giorni nostri. Una donna ribelle e disinibita, così amava definirsi, vissuta fra gli agi fino alla rivoluzione d’ottobre ed inizialmente avversata dai critici dell’epoca – più per l’eccentrica personalità che per l’innovativa inclinazione artistica. Nel 1914, poco prima dello scoppio del conflitto fra Germania e Russia, Tamara Górska era giunta dalla città natale Varsavia presso la ricca zia a San Pietroburgo, ove s’innamorò del giovane ed ambitissimo avvocato Tadeusz Lempicki; si sposarono con una cospicua dote due anni dopo, nella Cappella dei Cavalieri di Malta. Il loro idillio fu però interrotto dall’inizio della guerra civile con l’arresto del marito, militante controrivoluzionario collegato all’Ochrana e ricercato dai bolscevichi: per liberarlo divenne l’amante del console svedese di Pietrogrado, assieme al quale si recò a Copenaghen in attesa che Tadeusz la raggiungesse. L’inverno della rivoluzione fuggirono assieme a Parigi, meta di numerosi esuli russi, intellettuali, ex ufficiali e nobili decaduti che conducevano le loro esistenze nel malinconico rimpianto della perduta patria. Anticonformista e spregiudicata, l’affascinante artista non poteva certo rivestire il ruolo dell’avvilita emigrante, bensì – da donna emancipata qual’era – prese a dipingere, coltivando la passione per l’arte che nei viaggi in Italia aveva scoperto grazie alla nonna Clementine. Della Russia conservò le influenze dell’estetica decadente e simbolista ispirando però la sua condotta esistenziale a ben altro stile: “Le donne sono le Erinni, le Amazzoni; le Semiramide, le Giovanna d’Arco, le Giovanna Hachette; le Giuditta e le Caroline Corday; le Cleopatra e le Messalina, le guerriere che combattono più ferocemente dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che spezzando i più fragili contribuiscono alla selezione, mediante l’orgoglio o la disperazione, la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento” scrisse Valentine de Saint-Point nel 1912. Dell’opposizione a patetici sentimentalismi e sterili fedeltà eterne la pittrice ne fece un vanto, concedendosi impetuosi amori con donne ed uomini molto spesso ritratti nelle proprie opere: a questo proposito ricordiamo i nudi della bellissima prostituta e modella Rafaëla, i ritratti di Madame P., della cantante bretone Suzy Solidor ed il famoso dipinto in cui la duchessa De la Salle, dal cui sguardo traspare tutta la sottile ambiguità, fu effigiata come un’amazzone.

Innalzata ad icona dell’Art Deco, diede forma attraverso la tela ad immagini rappresentative di un’intera epoca: nudi e ritratti dell’alta società,

Autore: websitebuilder 11 maggio 2021
Suzanne Valadon - “La figlia della tempesta”, com e lei stessa amava definirsi” Questa è l’appassionante storia della straordinaria vita di Suzanne Valadon, modella e musa di molti artisti tra cui Auguste Renoir. Il pittore fu catturato dalla bellezza della donna a tal punto da intrecciare una passionale relazione con la giovane, tradendo la propria compagna Aline Victorine Charigot. Suzanne appare nel dipinto Ballo in città di Renoir, in un abito bianco, elegante e sfarzoso, i capelli raccolti in un morbido chignon, la pelle candida e setosa. È l’immagine della donna irrequieta e spregiudicata, spirito ribelle e anticonformista, musa che seppe catturare l’attenzione di molti artisti nella Parigi di fine secolo, ma che presto aspirò a molto di più. Ma chi era veramente Suzanne Valadon? Figlia naturale di una lavandaia, Suzanne (vero nome Marie Clementine) divenne un acrobata di circo a 15 anni e praticò questa professione fino a quando una caduta mise fine alla sua carriera. La donna fu sempre molto riservata rispetto al suo passato e alle sue umili origini. Nel quartiere di Montmartre, dove viveva con la madre e poi con il figlio nato nel 1883 (il futuro pittore Maurice Utrillo), ebbe modo di frequentare molti artisti, respirando lo spirito “bohemienne” del quartiere. Il primo che si accorse della sua straordinaria bellezza fu Puvis de Chavannes che la volle subito come modella. Tra i due, nonostante gli anni che li separavano (lui aveva 58 anni e lei 16), nacque una relazione che durò ben sette anni. Divenne presto una musa (e spesso amante) molto ricercata e contesa tra i più famosi artisti dell’epoca quali Renoir, Toulouse Lautrec, de Nittis e persino il musicista Erik Satie. Ma ad un certo punto la sua vita prese una strada nuova. Si perché la musa aveva un sogno: fin da piccola praticò il disegno, esprimendo anche un certo talento che più tardi si concretizzò nel desiderio di voler diventare una pittrice. E a far scattare definitivamente la molla furono tutti gli artisti con cui venne in contatto a Montmartre, straordinario punto d’incontro di talenti. E fu così che durante le lunghe ore di posa, cominciò a osservare silenziosamente il lavoro dei pittori che la ritraevano: la donna prese nota di ogni movimento, di ogni pennellata, dei colori e del disegno. Ma si sa, l’arte è sempre stata un affare da uomini e una donna pittrice non era facilmente tollerata nella società del passato. E Suzanne, come molte altre artiste prima di lei, dovette sopportare il rifiuto del mercato dell’arte e la presa in giro di molti colleghi pittori. I tempi non erano ancora maturi e in quegli anni raramente le donne venivano accettate nella cerchia dei pittori e quando lo erano si trattava di donne borghesi, come la nota Berthe Morisot, cognata di Monet. Tuttavia i primi riconoscimenti arrivarono per Suzanne che nel 1894 divenne la prima donna ammessa alla Société Nationale des Beaux-Arts. Poi giunse il matrimonio con un ricco agente di cambio ed ecco che la musa-artista si ritrovò, a 31 anni, a condurre una vita agiata e tranquilla in cui poté dedicarsi alla pittura senza dover pensare a mantenere sé stessa e il figlio. Fu il periodo in cui Suzanne provò di adeguarsi alla vita borghese, con i suoi limiti e le sue regole. Ma questa gabbia dorata le divenne presto stretta, perché lei era una ragazza dall’indole indipendente, difficile da frenare. La svolta arrivò e Suzanne, spregiudicata e anticonformista, la colse subito. Lasciò quindi a 44 anni il marito per il giovane André Utter, che ne aveva 23, amico e coetaneo del figlio Maurice. I ruoli si ribaltarono, ora non era più lei la giovane musa e amante di artisti molto più vecchi. Suzanne era l’artista e il giovane Utter la sua musa. Fu un periodo audace e produttivo, vissuto al massimo, tra alcool ed eccessi che definirono Suzanne, Maurice e André, “il trio infernale”. A loro si unì inoltre un altro grande artista “maledetto”: Amedeo Modigliani. L’apice del successo per Suzanne arrivò nel 1932, quando espose alla Galleria Georges Petit. Due anni dopo si spense a 73 anni. Naturalmente i suoi funerali furono un evento a cui tutta Montmartre partecipò. Suzanne, seppe incarnare tutta la spregiudicatezza, la trasgressione e la creatività che si respirò nella Montmartre degli anni migliori. Era musa ispiratrice, di grandissimi artisti, ma divenne una di loro, spiando, copiando e imparando a esprimersi con il proprio stile e il proprio linguaggio.
Autore: websitebuilder 26 febbraio 2021
LEONOR FINI un talento precoce, maestra del surrealismo onirico N  ata da padre argentino e da madre italiana, Leonor Fini (30 agosto, 1908, Buenos Aires -1 8 gennaio 1996, Parigi) è stata una grande artista surrealista, legata in particolar modo a elementi onirici femminili, con opere che segnarono gli ostacoli e la progressione irrefrenabile della donna, in ogni campo. Ebbe un’infanzia molto difficile. Quando Leonor aveva un anno, la madre lasciò il marito in Argentina e, prendendo con sè la bambina, si traferì nella propria casa d’origine, a Trieste. Per evitare che Leanor fosse fatta rapire, la mamma la vestì per diversi anni da maschio. Malinconica e sensibile, Leanor cercò compensazione nella pittura. A 17 anni era a Milano, come ritrattista. Successivamente si trasferì a Parigi – era il 1931-1932 – per poter contare sulla possibilità di vivere di pittura, sviluppando il proprio linguaggio in libertà, nella città che, a quei tempi, era la capitale mondiale dell’arte. Lì, conobbe, tra gli altri, Paul Eluard, Max Ernst, Georges Bataille, Henri Cartier-Bresson, Picasso, André Pieyre de Mandiargues, e Salvador Dalí. Viaggiò in Europa in auto con de Mandiargues e Cartier-Bresson. Nel corso di questo viaggio venne fotografata nuda in una piscina da parte di Cartier-Bresson -quell’immagine sarebbe stata venduta per 305.000 dollari nel 2007 -. Ha dipinto ritratti di Jean Genet, Anna Magnani, Jacques Audiberti, Alida Valli, Schlumberger e Suzanne Flon così come di molte altre celebrità e ricchi visitatori di Parigi. Ha disegnato il flacone “Shocking”, costumi e le decorazioni per il teatro, il balletto e l’opera, nonchè costumi per film. Una volta ha detto: “Una donna dovrebbe vivere con due uomini. Uno l’amante e l’altro più di un amico”. Stanislao Lepri, diplomatico italiano, lasciò per lei la carriera. Circa cinque anni dopo Constantin Jelenski, uno scrittore polacco, si unì a loro. Nel 1970, ha scritto tre romanzi, Rogomelec, Moumour, Contes pour enfants velu e Oneiropompe. Fu anche un’ottima illustratrice. Le sue più note grafiche furono quelle redatte per Histoire d’O. E ‘stato detto di lei che fu l’unico artista a dipingere “le donne senza scuse” nè reticenze. Molti dei suoi dipinti presentano donne forti, belle (in molti casi simili a lei stessa) in situazioni cerimoniali o provocatorie. Gli uomini sono spesso descritti come figure flessuose che si trovano sotto la protezione delle femmine. La Sfinge e i gatti giocano parti principali nei suoi quadri, così come il tema del ‘doppio’. Viveva con molti gatti; fino ad un totale di 23 contemporaneamente.
Autore: websitebuilder 14 gennaio 2021
Georgia O'Keeffe Nata il: 15 novembre 1887, Sun Prairie , Wisconsin (USA) Deceduta il 6 Marzo 1986 a Santa Fe, New Messico (USA) i Espressionismo astratto - modernismo e precisionismo
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